Incontro molte persone che chiedono il riequilibrio dei propri stati interiori, vogliono sentirsi meglio, più sereni, più forti. Spesso cercano di cambiare una vita che sentono disfunzionale o troppo limitante. Oppure cercano un completamento, sentono un vuoto e vorrebbero colmarlo. Ora, la prima domanda che mi farei è: come mai fino ad oggi, dopo vari tentativi, non ho ancora raggiunto questa serenità, la mia vita è ancora una gabbia per me o sento ancora un vuoto che non riesco a colmare? Difficilmente uno riesce a trovare la risposta a una domanda del genere. Se trovasse una risposta autentica allora sarebbe molto più vicino alla guarigione. Ciò che conta è, innanzitutto, che uno si ponga questa domanda, poi, che riesca a comprendere che la risposta non è all’esterno. Il primo freno nella ricerca della propria realizzazione consiste nel fatto di dare colpe e meriti al mondo esterno per i propri risultati e i propri stati d’animo. Comprendere che c’è qualcosa dentro da sciogliere e trasformare è essenziale. L’implicazione di questa comprensione però non è affatto scontata poiché rimane spesso a livello intellettuale. Che significa che dentro di me c’è qualcosa da sciogliere o trasformare? È qualcosa di scomodo, qualcosa che spesso e volentieri facciamo finta di non vedere.
Significa che sto messo peggio di quanto abbia mai pensato. In questo modo rompi la prima grande illusione. Il viaggio nel mondo invisibile della tua psicologia deve ancora iniziare, sei ancora nella fase della preparazione, stai acquisendo elementi e informazioni prima di salpare.
Lo so, hai imparato che devi amare te stesso quasi fino a glorificarti. Ma quando dici a te stesso che sei un essere meraviglioso e poi non sei in grado di contattare quella bellezza dentro di te non fai altro che costruire una illusione sull’altra. È come dire: sono sulla cima della montagna! Mentre invece sei a valle e la cima è così lontana che non riesci a vederla. Bene, continuare a ripeterti che sei sulla cima non ti farà arrivare lì. Ciò che ti permetterà di giungere in cima è, intanto, renderti conto che sei a valle, non sei vicino alla cima, non sei a metà strada, sei a valle. Ora, tu dirai che hai lavorato tanto su di te, hai fatto tanti progressi. E’ spiacevole rendersi conto che molto spesso ciò che tu chiami tanta strada non sono altro che pochi metri. Ebbene sì, hai della strada da fare. Tornare coi piedi ben piantati per terra è in assoluto la condizione più importante anche per solo intraprendere la via della guarigione. Solo se sei cosciente che la strada da percorrere è impervia riuscirai a preparare la tua mente al cammino da percorrere. Se ti illudi di essere vicino alla meta allora sarai continuamente preda di delusioni che, ad ogni passo, ti rallenteranno. Se tu fossi Ulisse allora stai ancora decidendo con quale nave partire e quali provviste portare con te, mentre nella tua fantasia ti senti così avanti da stare già affrontando l’ultima sfida prima di tornare da Penelope.
La seconda illusione da superare è che si possa ottenere un cambiamento profondo senza sforzo o impegno costanti. Nulla di significativo, nella vita materiale, si può ottenere senza alcuno sforzo cosciente. La guarigione è un processo che viene sì innescato durante gli incontri di gruppo e le sessioni individuali ma che deve essere continuato anche nel quotidiano. La costanza nel praticare determinati esercizi è un elemento fondamentale, ma è la motivazione a uscire dal proprio meccanismo bloccante che fa la differenza. In effetti il vero cambiamento a volte non è neppure desiderato, molti vogliono semplicemente migliorare la situazione attuale, vogliono una gabbia più comoda.
La terza illusione è che si possa fare tutto da soli. Questo raramente è possibile. Chi ha già affrontato il processo di cambiamento profondo può aiutare la tua percezione a superare problemi e vicoli ciechi spesso presenti solo nella tua testa. Inoltre l’associazione a un gruppo di lavoro può rappresentare lo stimolo, anche grazie all’esempio degli altri, per fare dei salti e prendere scelte che, rimanendo da soli, uno tende a rimandare.
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