Spesso sento parlare del fatto che sia importante fare ciò che ami per trovare il proprio posto nel mondo e sentirsi in pace. Questo è vero ma, come moltissimi insegnamenti, è stato spesso frainteso. Se fosse stato compreso chiaramente allora molte più persone, immerse nella ricerca interiore, a caccia di risposte per realizzare la propria vita, avrebbero iniziato a fare ciò che gli piace e trovato la propria strada. Eppure non è così, è più facile trovare tante persone che sanno parlare bene, descrivere, discutere su molti insegnamenti. Pochissimi invece li mettono in pratica con consapevolezza.
Questo accade non tanto per cattiva volontà quanto per una incomprensione di fondo molto sottile: non è chiaro a chi ci stiamo riferendo quando diciamo “io”. Così, non sapendo chi siamo, spesso scambiamo per “io” ciò che non siamo e ci chiudiamo all’ascolto della parte più profonda di quel “io”. Ecco che qualsiasi insegnamento che ci viene trasmesso sembra non funzionare così bene con noi, oppure funziona in modo altalenante, perché l”io” che coglie l’insegnamento è solo una parte di ciò che sei. Quando diciamo “io” ci riferiamo perlopiù alla nostra mente, siamo identificati totalmente con essa. Ci sembra davvero davvero che il binomio mente/corpo, con i suoi pensieri ed emozioni, sia tutto ciò che esiste. Questo è il maggior ostacolo all’applicazione di quegli insegnamenti. Ogni tradizione i cui insegnamenti vengano applicati e seguiti solo con la mente non porterà a nessun risultato particolare se non ad aver l’impressione di stare facendo progressi e a saper discutere intellettualmente di quegli insegnamenti e di quel metodo.
Abbiamo dimenticato, ad esempio, ciò che ci è stato trasmesso anche da Rudolf Steiner e da tanti altri che parlano esplicitamente di corpo (mente/corpo), anima e spirito, ricordandoci che l’essere umano è Uno (quando è realizzato) e trino (quando è in cammino). Così capita che alla mente piacciano delle cose, ma non ad Anima, e ci ricordiamo dell’insegnamento: fai ciò che ti piace. In questo modo iniziamo a fare cose che soddisfano la nostra mente, quella parte di essa più distante da Anima, ritrovandoci ad ampliare quella distanza e cadere nell’illusione della mente di superficie o egoica. Lo stesso accade per tutti gli insegnamenti, le tecniche, le pratiche. La mente se ne appropria facendo in modo da limitarne l’efficacia, la sua funzione è di svuotare quegli insegnamenti della loro essenza, così come ha fatto con te, ti ha svuotato, ti ha reso meccanico, calcolatore, allontanandoti da Anima.
Nella favola di Pinocchio il grillo parlante è Spirito e la fatina è Anima. Essa può far diventare Pinocchio un bambino vero, accade quando la mente è allineata ad Anima. Prima che ciò accada Pinocchio è un burattino di legno e come ogni burattino ha i suoi burattinai in stile “gatto e la volpe”. La mente, prima di essere allineata ad Anima è facilmente manipolabile da quelle forze che vogliono deviarla dalla consapevolezza e dal sentimento (Amore). Eccoli qui, ci sono il gatto e la volpe, il paese dei balocchi e tutti gli inganni, le distrazioni e gli svaghi nati appositamente per distrarci dal prendere consapevolezza di ciò che è invisibile. Il primo passo consiste nel discernere, nell’imparare a distinguere le voci nella testa dal sussurro dello Spirito, le emozioni della pancia dai sentimenti del cuore.
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