Quando organizzo o sono a lezione in corsi di formazione professionale mi rendo conto che la riuscita ed il valore che il corso ha per i partecipanti è dovuto in gran parte al loro atteggiamento. Alcuni di loro imparano rapidamente, sono curiosi e disponibili a mettersi in discussione. Altri sono poco concentrati, sfiduciati al punto da pensare che a loro non possa accadere nulla di buono. I primi solitamente ottengono i risultati migliori e riescono a trovare lavoro entro poche settimane, mettendo a frutto il periodo di stage. Un ambiente motivante aiuta, avere colleghi attivi stimola anche te a trarre il massimo da un’esperienza formativa, ma la differenza la fa il singolo partecipante per se stesso.
Mi sono sempre chiesto cosa permettesse ad alcuni di emergere e vivere la vita che desideravano, cosa li distinguesse dagli altri che non ci riuscivano. Le risposte che trovavo tra la gente erano sempre le solite, è raccomandato, è di buona famiglia, è fortunato, ha sposato una persona ricca. Ma queste spiegazioni non mi bastavano, perché trovavo persone che conducevano la vita che volevano e non erano raccomandate, erano nate in una famiglia povera o nella media, avevano affrontato grandi ostacoli e guai e questo non li faceva rientrare nella categoria di chi è particolarmente fortunato, e non avevano sposato una persona ricca. Ci doveva essere qualcos’altro a fare la differenza. Ho quindi preso la decisione di frequentare corsi di psicologia, programmazione neurolinguistica, psicologia motivazionale, gruppi di meditazione e a leggere decine e decine di libri sull’argomento alla ricerca delle mie risposte.
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