Viviamo realtà che non ci appartengono. L’essere umano si immedesima in una vita non sua creando delle realtà illusorie. In questo modo perde di vista l’Essenza. Il risveglio consiste in questo: accorgerti che ciò che credevi di essere, in realtà, non lo sei. Il primo scopo di questo libro è accompagnarti più in profondità in questa esplorazione. Quando diciamo “io” ci riferiamo perlopiù alla nostra mente, siamo identificati totalmente con essa. Ci sembra davvero davvero che il binomio mente/corpo, con i suoi pensieri ed emozioni, sia tutto ciò che esiste. Questo è il maggior ostacolo all’applicazione di qualsiasi insegnamento di vita ci sia stato tramandato.
Oltre alla dimensione terrena esiste un infinito “universo spirituale”, organizzato in dimensioni perlopiù atemporali e collegato a quello materiale. L’uomo visita questo universo con regolarità attraverso il suo veicolo sottile, in particolari stati di coscienza di cui è solitamente inconsapevole. È in questo spazio che Continua a leggere Ciò che sei non È, il libro
La relazione di coppia, per molti, rappresenta una zona di comfort: un rifugio dove trovare sicurezza, appagare bisogni come la sessualità, la stabilità economica e la possibilità di crescere insieme una famiglia. Tuttavia, se ci fermiamo a queste motivazioni, rischiamo di perdere di vista il vero potenziale che la relazione può offrirci. Una relazione autentica non è solo un accordo funzionale, ma un potente strumento di crescita interiore e trasformazione personale.
Oltre la sicurezza
La coppia ci offre un’opportunità unica per conoscere noi stessi. Attraverso l’interazione con l’altro, le nostre maschere cadono, le nostre ferite più profonde emergono e i nostri limiti vengono messi alla prova. Ogni conflitto, ogni incomprensione, ogni momento di gioia o di dolore diventa uno specchio che ci permette di guardarci dentro, scoprendo parti di noi stessi che spesso ignoriamo o nascondiamo.
La relazione diventa così una palestra interiore, un luogo dove impariamo a lasciar andare le nostre rigidità, a mettere in discussione le nostre convinzioni e a sviluppare una maggiore consapevolezza di chi siamo veramente.
L’avventura della relazione: l’antitesi della sicurezza
L’essenza di una relazione autentica non risiede nella ricerca della sicurezza, ma nell’accogliere l’avventura. L’avventura non è necessariamente un viaggio fisico o un grande cambiamento esterno, ma un atteggiamento interiore di apertura e disponibilità verso l’ignoto. Significa vivere nel presente, accettare l’imprevedibilità della vita e permettere che la relazione si evolva secondo il suo flusso naturale.
Quando una coppia abbandona il bisogno di controllo e si lascia guidare dalla vita, scopre una dimensione nuova e più profonda della relazione. Questo richiede coraggio, perché significa mettere da parte le abitudini, affrontare le proprie paure e accettare che l’unico modo per crescere insieme è abbracciare l’incertezza.
Quando la coppia è disposta a rischiare, a uscire dalla routine e ad accettare le sfide, scopre un livello di intimità e connessione che va oltre il semplice vivere insieme. È in questa dimensione che la relazione diventa una vera e propria avventura: un viaggio condiviso verso la scoperta di sé e dell’altro, nel continuo fluire della vita.
Le resistenze
Quando invece non accettiamo i cambiamenti che a volte la vita ci porta, anche attraverso stimoli e scossoni che il nostro compagno ci porta, allora entriamo in resistenza e tendiamo a rispondere lasciando spazio a una sorta di cattiveria od oscurità. E’ il tranello legato alla convinzione di avere tutta la ragione, una ragione che ci dà la giustificazione a ritorsioni e vendette. Se riconosci questi aspetti come parte della tua vita attuale è giunto il momento di uscirne ed affidare alla vita questa realtà in modo che venga trasformata attraverso l’emergere della verità.
Quando iniziamo un qualsiasi percorso di crescita con lo scopo di elevare la nostra consapevolezza entrano in gioco varie forze. La prima forza è quella dell’Anima, la quale è la fonte della spinta che provoca quell’inquietudine che ci stimola a cercare un percorso di autoconoscenza. Subito dopo intervengono una serie di forze egoiche per contrastare e dare una direzione opportunistica a questa spinta autentica, la personalità inizia una partita a scacchi il cui scopo è quello di proteggere il re e la regina. Essi rappresentano la parte fondante della nostra personalità che tiene in piedi il nostro senso di importanza (io ho ragione, gli altri hanno torto), il quale si manifesta sia in più (l’idea di essere migliore degli altri) che in meno (in una forma vittimistica).
La prima cosa su cui portiamo la nostra attenzione in un percorso di crescita sono le cose che non ci piacciono della nostra vita e di noi stessi. Parlare di queste cose e metterle sul tavolo per superarle e trasformarle, così come affrontare i traumi del passato, è qualcosa che facciamo con relativa facilità poiché non mette davvero a rischio le nostre abitudini. Pensiamo che sia possibile vivere la realtà che già viviamo semplicemente sentendoci più felici, quindi in qualche modo miriamo a vivere più felicità senza correre alcun rischio significativo. Sacrifichiamo volentieri i pedoni, affrontando questioni secondarie della nostra personalità, in modo da accontentare la propria spinta animica, il proprio ego e l’ego del facilitatore con cui stiamo lavorando, dando l’impressione di stare lavorando su qualcosa di importante che ci riguarda e di stare facendo dei progressi.
Se scaviamo più a fondo senza cadere in questo tranello ci rendiamo conto che tutto questo viene messo in campo per difendere il re e la regina. Gli altri pezzi, se necessario, vengono sacrificati allo scopo di non mettere mai in discussione il centro intorno a cui ruota la personalità e quindi il senso di importanza: la dipendenza emotiva. Essa è meccanismo fondante la cui soddisfazione diventa lo scopo su cui noi basiamo le nostre scelte e i nostri comportamenti. Intorno a questo (falso) scopo ruotano tutte le nostre emozioni più forti, sia positive che negative. Più ci si avvicina a svelare o mettere in pericolo l’esistenza o la soddisfazione di questa dipendenza (il re e la regina sono minacciati) più la mente entrerà in ribellione in varie forme. L’oscurità, fino a quel momento celata dentro di noi e non manifestata, scenderà in campo per difendere la fonte del suo nutrimento, cioè la dipendenza emotiva.
L’origine di questo meccanismo è nella relazione con i nostri genitori e altre figure della nostra famiglia di origine in cui individuiamo uno o due bersagli principali che diventano le figure da cui aspiriamo ottenere tutte le attenzioni, sono le figure della famiglia che il bambino desidererebbe avere “tutte per sé”. Sia che ci riesca, sia che non ci riesca svilupperà una dipendenza emotiva che si baserà nel primo caso (lo voglio tutto per me e lo ottengo) sulla pretesa e nel secondo caso (lo voglio tutto per me e non lo ottengo) sulla mancanza. La pretesa stimola l’atteggiamento psicologico di colui che sale sul piedistallo e si sente superiore e in diritto di ricevere. Ditro le quinte si nasconde l’insicurezza e il dubbio di non meritare ciò che ha ricevuto e quindi il timore di perderlo. La mancanza stimola invece l’atteggiamento vittimistico e dimesso che nasconde la rabbia per non aver ottenuto ciò a cui si aspirava. Tutto questo viene mascherato da atteggiamenti e modalità che servono a presentarsi al mondo esterno in modo accettabile e a nascondere le vere intenzioni che mirano ad alimentare questa dipendenza e difendere a tutti i costi i successi in questa direzione.
Quando osservi la tua vita con occhi di verità ti rendi conto che inevitabilmente si finisce per mettere se stessi al primo posto. Questo accade anche quando abbiamo l’impressione del contrario. Noi pensiamo di fare tutto per gli altri ma in realtà al primo posto c’è il senso di importanza che ne deriva, la sensazione di sentirsi indispensabili per l’altro. Vale decisamente la pena dedicare tempo ed energie ad esplorare questo senso di importanza personale poiché da esso nasce l’ego, la personalità e il tratto narcisistico che contraddistingue la psiche umana moderna. Questo senso di importanza trova nutrimento principalmente attraverso le relazioni con gli altri ma anche in alcuni momenti che scegliamo di passare da soli. Quando invece non trova nutrimento cadiamo in un senso di vuoto e di insoddisfazione generale, ci sembra che nulla abbia senso e cerchiamo con tutte le forze di uscire da quel vuoto cercando stimoli che vadano a nutrire il senso di importanza, noi diciamo: qualcosa che ci faccia sentire vivi, nel bene (con qualcosa di positivo) o nel male (cadendo nel vittimismo e/o nella malattia).
Il senso di importanza nasce nell’infanzia, attraverso la relazione col genitore bersaglio. Io divento importante per quel genitore e lui diventa importante per me. Quindi entrambi fanno sentire l’altro cercato e importante e considerato e quando ciò non avviene sento una mancanza. Smantellare questa dipendenza emotiva significa togliere nutrimento alla base su cui abbiamo costruito la nostra vita e significa cadere e attraversare quel senso di vuoto da cui siamo sempre scappati con tutte le nostre forze poiché apparentemente insopportabile. Eppure se lo facessimo sarebbe come sconfiggere il drago per liberare la principessa (Anima) in modo da riscoprire il sapore e la semplicità del vivere.
Se non lo hai fatto leggi la prima parte di questo articolo qui
Il legame che si crea con il genitore o il familiare bersaglio può essere “positivo”, lo voglio tutto per me e lo ottengo, o “negativo”, lo voglio tutto per me e non lo ottengo. Questo determina un effetto diverso nella nostra personalità, nel primo caso sviluppiamo un atteggiamento di pretesa che ha l’aspettativa di essere realizzata, in questo caso la rabbia sopraggiunge quando questa aspettativa viene disattesa. Stiamo parlando del tratto narcisistico in modalità overt, cioè il soggetto mostra dirette espressioni di esibizionismo, auto-importanza. Nel secondo caso il tratto narcisistico si sviluppa in modalità covert, cioè il soggetto sembra essere ipersensibile, ansioso, timido e insicuro. In questo caso questo atteggiamento apparentemente più remissivo è lì per nascondere la rabbia derivante dall’aver inseguito il genitore bersaglio senza aver ottenuto un successo stabile, cioè senza aver avuto la sensazione di “averlo tutto per sé”. Vediamo quali sono le ripercussioni nelle relazioni, amicali, professionali e di coppia, di questi due tratti della personalità.
Nel primo scenario (tratto narcisistico overt) cercheremo di relazionarci, in particolare nelle relazioni di coppia, con persone che ci diano la sensazione di poter essere manipolate o cercheremo di renderle tali. Per farlo ogni persona utilizzerà delle strategie personali che potranno variare in base al carattere e alle esperienze del passato. In generale cercheremo di relazionarci con persone che siano disposte a riconoscere il nostro fascino, fisico o intellettuale o affettivo o professionale e cosi via e ci terremo più distanti dalle persone che tendono a metterci in discussione o a sfidare gli elementi su cui solitamente puntiamo per ottenere la stima, la fiducia e l’attenzione degli altri. Anche la provocazione diventerà uno strumento utile allo scopo mentre si cercherà di sottrarsi alle provocazioni altrui.
Nel secondo scenario (tratto narcisistico covert) cercheremo persone su cui fare leva presentandoci come persone con tratti di fragilità, cercando di attirare chi voglia prendersi cura di noi o aiutarci o sostenerci. Quindi utilizzeremo una azione ammaliatrice passiva che andrà a giocare sugli sguardi, i silenzi, le attese, e una modalità accondiscendente che aiuterà l’altra persona a sentirsi a proprio agio ed abbassare le difese, avendo la sensazione di trovarsi di fronte a una persona innocua o in qualche modo inoffensiva. Questo ci permetterà di manipolare l’altro utilizzando una modalità passiva o da vittima. Quindi ad esempio potremo chiedergli di difenderci da alcune situazioni o persone, orientando sottilmente l’emotività e le azioni dell’altro.
Queste due strategie verranno utilizzate entrambe ma ogni persona svilupperà una forte preferenza verso una delle due strategie in base al vissuto infantile. Quindi è possibile che un overt cada sporadicamente nell’attegiamento del covert e viceversa. Le conseguenze a lungo termine saranno quelle di circondarsi inconsapevolmente di persone burattini, spesso definite in psicologia “scimmie volanti”, le quali saranno disposte a subire le strategie del narcisista poiché lo ritengono in buona fede o non ne hanno colto fino in fondo le implicazioni poiché non avvezze al concetto di parte oscura della mente. Ogni mente nasconde una parte oscura che nega anche a se stessa e che alimenta giudizi, desideri, valutazioni, interessi personali e dipendenze emotive. Questa parte agisce sia nel narcisista, spesso nelle due modalità qui descritte, che in tutti gli altri, in forme differenti.
Spesso ci accorgiamo che la nostra vita è permeata da un senso di vuoto, una sorta di sottile apatia o sfiducia nella possibilità di vivere qualcosa di bello. in base al carattere ognuno cerca di reagire in modi differenti a questa sensazione di sottofondo. Spesso si cerca la soluzione nelle relazioni (sia di coppia che amicali). Cerchiamo diverse forme di compagnia, cerchiamo evasioni di ogni genere e sviluppiamo dipendenze, nel tentativo di riempire ciò che sembra incolmabile. Cerchiamo di alimentare e seguire desideri che producano emozioni positive per contrastare quel senso di vuoto. Ma tutto questo sforzo sembra funzionare solo per un certo tempo. Eppure se ti osservi bene, nei momenti di quiete, ti accorgerai che molte, troppe volte, la nostra attenzione è assorbita da lamentele e giudizi e questo rallenta terribilmente la nostra vita. Perché scatta in noi questo meccanismo automatico che produce continuamente giudizi, commenti e lamentele su ciò che ci circonda? Ha inizio nel nostro passato, in ciò che abbiamo vissuto nella nostra famiglia di origine.
È nella nostra infanzia che individuiamo un genitore bersaglio, spesso la mamma o il papà, ma a volte può essere un fratello o un altro familiare. In alcuni casi individuiamo due bersagli (entrambi i genitori o un genitore e un fratello o altro familiare). Cosa significa che il bambino individua un bersaglio? Significa che c’è una persona che prende come un riferimento e allo stesso tempo oggetto del desiderio (lo voglio tutto per me). Ed è nella frase “lo voglio tutto per me” che troviamo il cuore del tratto narcisistico. L’impulso narcisistico produce la personalità che poi prende diverse diramazioni: perfezionista, paranoico, istrionico e così via. Quindi lo voglio tutto per me e lo ottengo oppure lo voglio tutto per me e non lo ottengo. Entrambi gli scenari prefigurano una pretesa e un senso di ingiustizia quando questa pretesa viene disattesa. Intorno a questa pretesa e al senso di ingiustizia che potrebbe derivarne costruiamo la nostra vita e le nostre fissazioni cognitive che poi producono, letteralmente costruiscono la nostra realtà, sia i nostri successi che i nostri drammi.
Finalmente è visibile in streaming il film IO SONO, una produzione indipendente dell’ecovillaggio Albero della Vita. La nostra missione è unire le nostre forze non solo per creare un nuovo paradigma nell’unione degli esseri umani, ma anche divulgare le informazioni che elaboriamo dai nostri processi di trasformazione interiore per aiutare le coscienze a osservare la vita con occhi nuovi, occhi di verità. Il film racconta in chiave fantastica le vicissitudini di un ragazzo e di suo padre e di come le emozioni che viviamo quotidianamente sul piano fisico influenzano e si riflettono inevitabilmente sul piano invisibile, scatenando effetti a catena che ci espongono a energie più basse senza che nemmeno ce ne accorgiamo. L’obiettivo di questo film è stimolare il desiderio di comprendere veramente chi siamo, riprendendo il contatto con la parte intuitiva e la nostra reale essenza. Buona visione
E’ on line il webinar in cui parliamo di come: cambiare vita, tornare a contatto con la natura, sperimentare le proprie passioni, vivere e lavorare in unione con la propria famiglia, sperimentare l’atmosfera della tribù con il tuo gruppo, superare le paure e far quadrare i conti realizzando un contesto in cui tornare a respirare e mettersi alla prova ogni giorno.
In un periodo come questo, in cui molte delle nostre certezze, molte sicurezze e qualche comodità iniziano ad essere messe in discussione è naturale iniziare a ripensare la propria vita, smettere di rimandare, e sentire cosa desidera davvero la nostra parte più profonda. Vogliamo davvero continuare a vivere una vita il cui ritmo non è più in linea con la nostra natura?
Il nuovo documentario vi parlerà delle coscienze infantili e adolescenziali che ancora influenzano il nostro inconscio e subconscio. Episodi traumatici del nostro passato hanno contribuito a dividerci a livello sottile, creando parti che tendono a rimaterializzare ancora le stesse emozioni del passato. Ma gli accadimenti di questa vita non sono gli unici motivi di tensione per il nostro equilibrio psicofisico, ci sono le vite precedenti e i retaggi familiari che possono aver lasciato pesi che possiamo mollare prendendone consapevolezza. Ognuno di noi vive sul piano materiale ma anche su un piano sottile, questa verità è stata affermata per secoli da mistici, filosofi, esploratori dei piani esoterici e anche da alcuni fisici quantistici, buona visione.
“Tanta fiducia avrai in te stesso, tanta Fede avrai in me” Spirito
La mente spesso cerca lo Spirito non tanto per essere guidato ma per essere aiutato nelle azioni. Essa spera di liberarsi di una parte del lavoro grazie all’aiuto di forze “superiori”. La mente agisce in questo modo perché si è abituata a dubitare di se stessa. Essa è incapace di prevedere il futuro quindi tende a riprodurre schemi, atteggiamenti, strategie decisionali, del passato. Poi immagina le parti spirituali come energie esterne a sé ed infatti è così. Esse sono esterne alla mente, ma interne a te, il fraintendimento consiste nel fatto che ci siamo identificati con la mente a tal punto da considerare esterno tutto il resto, anche noi stessi. E’ come se un organo del nostro corpo, che si considera particolarmente importante, tipo il cervello, inizia a vedere tutti gli altri organi come esterni, separati, senza più riuscire a coglierne la perfezione dell’insieme il quale permette al corpo umano di esistere e funzionare correttamente. L’insicurezza della mente deriva dal fatto che da bambini, accumulando un certo numero di delusioni, abbiamo iniziato a percepire il mondo come ostile, un luogo in cui giocare in difesa. E’ in quel momento, di solito a 3, 4, 5, 6 o 7 anni, che il bambino perde quel collegamento animico che rende speciali tutti i bambini in tenera età, e inizia a chiudersi sviluppando atteggiamenti e modalità in base alla propria indole e iniziando a sviluppare la personalità che avrà la funzione di mediatore tra la realtà esterna e il bambino ferito.
E’ il processo di guarigione di quel bambino che permetterà al soggetto di iniziare a riconoscere il vero se stesso e avviare il processo di sgretolamento della personalità egoica. Il processo di risanamento del bambino ferito nasconde diverse insidie. Quel bambino, per difesa, ha iniziato a pensare che molte situazioni che lo hanno deviato dal suo cammino autentico sono positive. Lo pensa perché quegli atteggiamenti, attaccamenti, abitudini, hanno rappresentato una difesa dal mondo, hanno tenuto a bada i suoi timori e le sue insicurezze per così tanto tempo. Questo fenomeno rappresenta uno dei maggiori ostacoli alla capacità di trasformazione dell’essere umano e all’allineamento della mente con le parti spirituali.
Ti aspettiamo a Camugnano (BO) per l’open day del 19 ottobre 2019, 22 febbraio 2020, 21 marzo 2020, a presto da Albero della Vita
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